Antropologia culturale e dell'educazione
di Barbara Reanda
Appunti in materia di antropologia culturale, si compongono di una prima parte
introduttiva costituita da riassunto di dispense e appunti relativi al corso della
Prof.ssa P. Falteri dell'università di Perugia e di una seconda parte relativa al
corso "Mediazione dei conflitti ed educazione alla pace" del Prof. M. Pizzino
all'interno del Corso di Alta Formazione in Mediazione Interculturale tenuto
dalla Regione Umbria, AA. 2010/2011.
Sintetizzati alcuni concetti importanti per l'antropologia, qualiil processo di
inculturazione, l'etnocentrismo, la gestione del conflitto, la negoziazione e
l'educazione alla pace.
Università: Università degli Studi di Perugia
Facoltà: Scienze dell'Educazione
Corso: Pedagogia
Esame: antropologia
Docente: P. Falteri1. Introduzione all’antropologia culturale
- Antropologia deriva da Antropo/logos studio dell’uomo inteso come scienza che ha per oggetto la
condizione umana; studio olistico dell’umanità.
- Antropologia Culturale: versante dell’Antropologia che ha per oggetto la cultura umana; campo
dell’Antropologia che ha promosso e sviluppato la cultura come oggetto di studio scientifico.
- In Francia: Etnologia, Etnos popolo studio del popolo, della sua cultura e delle sue tradizioni.
- In Italia: Materie D.E.A. Demo popolo e territorio, Etno, Antropologiche. Chiaro riferimento agli studi
italiani Folklore (Folk: gente/i).
Nel 1871 Edward B. Tylor pubblicò il saggio “Primitive Culture” in cui presentava la prima e più
importante definizione sistematica del concetto di cultura.- Egli definì quindi la CULTURA come l’
“insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi
altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società.” Da questa definizione si evince
che la cultura può essere semplicisticamente intesa come l’insieme delle conoscenze pratiche e intellettuali
di una civiltà oppure anche come l’insieme degli usi e dei costumi comuni ad una collettività; ancora
l’insieme delle conoscenze che, assimilate dallo spirito, contribuiscono al suo arricchimento. Possiamo
dedurre quindi che la CULTURA :
- notifica le caratteristiche di un insieme;
- differenzia gli insiemi;
- è un concetto non è statico ma dinamico (ossia, può variare nel tempo a seconda del contesto nel quale lo
si definisce).
Barbara Reanda Sezione Appunti
Antropologia culturale e dell'educazione 2. Scopi della cultura
Secondo l’antropologia sociale la cultura serve perché soddisfa tre fondamentali bisogni dell’essere umano:
- AFFILIAZIONE.
L’essere umano è un animale sociale cioè vive nella relazione e in essa trova energie utili e positive per
continuare la sua esistenza. Per questo motivo la persona tende ad individuare una prossimità di ideali e
vedute con una comunità della quale ha bisogno di sentirsi parte poiché in relazione. Ciò permette all’essere
umano di vivere in pienezza la sua dimensione ludico-affettiva e soddisfare i suoi bisogni emotivi con
emozioni forti e pregnanti quali l’affetto e l’amore.
- APPARTENENZA.
L’uomo, nel suo sentirsi parte di qualcosa, riceve dei benefici immediati anche di ordine cognitivo. Vale a
dire, nel momento in cui l’uomo entra a far parte di una comunità che gli fornisce una completezza affettiva
ne recepisce anche le norme cognitive, ossia, inizia a pensare secondo gli schemi mentali di quella comunità
della quale si sente parte. Tale elemento costituisce un duplice vantaggio poiché fornisce la possibilità al
cervello di effettuare classificazioni mentali con notevole rapidità risparmiando energie cerebrali (in
sostanza può ragionare secondo determinati schemi risparmiando fatica es. Chi uccide è un assassino). Il
membro della comunità sentirà così l’appartenenza ad un gruppo del quale è consapevole di condividere il
pensiero.
- ANSIA DA MARGINALIZZAZIONE.
Tale appartenenza costituisce una difesa sia fisica che mentale da eventuale aggressioni di qualsiasi tipo. (es.
a: << Pippo non è un assassino b: <<Si, ha ucciso Dino, quindi è un assassino>>). Ciò significa che in un
qualsiasi momento l’appartenente potrà contare sul sostegno della comunità dalla quale è rappresentato (o
che rappresenta). Sostegno che può essere sia cognitivo (cioè il passaggio logico per il quale si sostiene una
tesi) che fisico. In questo contesto è, quindi, più facile intuire come la paura del diverso sia un sentimento
storicamente ricorrente.
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Antropologia culturale e dell'educazione 3. L'iceberg della cultura
Comportamenti esterni, costumi, lingua, storia rappresentano una componente emotiva importante di cui
siamo relativamente coscienti e quindi si trovano, come il conscio, nella punta dell’iceberg. Nella parte
centrale, a metà strada tra ciò di cui siamo consapevoli e ciò che invece è profondamente radicato in noi,
troviamo valori, attitudini, presunzioni che esprimono una componente emotiva molto forte. Infine troviamo
le visioni del mondo e modi di pensare che si situano alla base dell’iceberg; tali elementi culturali sono
importantissimi emotivamente e talmente radicati nel nostro Io da essere del tutto inconsapevoli, sommersi
come l’ES nella piramide della topica freudiana. In definitiva ciò che più è importante per noi a livello
emotivo è nascosto nel profondo di noi stessi ed è proprio per questo che siamo portati a darlo per scontato.
Questo iceberg entra inevitabilmente in contatto con altri iceberg creando così un insieme interattivo
caratterizzato da insiemi e sottoinsiemi strettamente connessi tra loro.
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